Sibillini e dintorni 2015
Come ogni anno a fine agosto, tra il 27 e il 29 si è tenuta la VIII edizione della rievocazione storica del Circuito della Vittoria, promossa dalla Scuderia Marche. Li ho intercettati il 28 sera sulla “griglia” di partenza e il giorno dopo in Piazza Mazzini a Macerata.
Il tema quest’anno – mai così azzeccato – era ‘Fra Storia e Preistoria’. Del territorio ovviamente, ma tornando all’auto e alla sua storia io ci vedo un bello spunto di riflessione, storiografica diciamo. E in mezzo un concetto teorico chiave per l’occasione, quello di ‘protostoria’.
Ecco, non è il caso della bellissima Lancia, per quanto bisognosa di una spintarella 🙂 e nemmeno dei vari sfreccianti torpedo, spyder e siluri terrestri presenti, ma una parte dei veicoli semoventi o quasi al via l’altra sera entrano a pieno titolo nel limbo della protostoria dell’automobile. Agli storici l’onere di una periodizzazione fondata su criteri espliciti.
Nella pratica ci atteniamo a una periodizzazione più lasca, benaccetta se utile a imbucare qualche vetturetta più fresca. Infatti a dispetto della locandina dell’evento, che recita “Per auto costruite entro il 1940”, il comunicato stampa stiracchia fino al 1954. Benone!
Così, accanto alle venerande nonnine e signore d’altri tempi, abbiamo qualche MG, bellina quanto drammaticamente arretrata per i suoi tempi, sia sul piano tecnico che stilistico, tanto da mimetizzarsi fra le suddette. E, soprattutto, la stella della manifestazione, la Giaur 750 Record del 1954.
Esemplare unico costruito dal teramano Bernardo Taraschi su commissione del pilota dilettante francese Jean Grousset, nella sua configurazione originaria il piccolo bolide presentava un abitacolo chiuso e carenato da un cupolino in plexiglass ottico, ripreso in coda dalla pinna caudale stabilizzatrice.
Sotto il cofano montava un Giannini bialbero, il G2 per la precisione, che con l’aggiunta di compressore centrifugo Roots riusciva ad erogare la bellezza di 115 CV, spingendo l’unità, complice il telaio tubolare e la leggera carrozzeria in alluminio, fino ai 225 Km/h!
Al tempo, più che altro per imperizia nella gestione della meccanica e superficialità dei proprietario francese, l’auto non riuscì a onorare il suo roboante nome e rimase a digiuno degli agognati ‘record’ sulle medie e lunghe distanze. Andò meglio al costruttore e pilota Bernardo che, nel 1953, con un’altra delle sue creazioni, ottenne il gradino più alto del podio precisamente sul Circuito della Vittoria.
La Giaur 750 Record fu ritrovata nell’attuale configurazione e riacquistata dai Taraschi nel 1966.
Adattata un po’ alla meno peggio all’uso stradale e priva del compressore, questa ‘barchetta’ conserva tuttavia intero il suo fascino e costituisce un bel pezzo di storia del motorismo sportivo italiano. Grazie a Tazio, figlio di Bernardo, per averla riportata a questa ottava rievocazione.