Buon compleanno 33 Stradale
Lo scorso 31 agosto l’Alfa Romeo tipo 33 stradale ha compiuto i suoi primi 50 anni. Il Museo Storico Alfa Romeo di Arese le rende omaggio con una mostra temporanea dal titolo quanto mai azzeccato: “33 La bellezza necessaria”. Noi, nel nostro piccolo, con un post che racconta quel che i quotidiani non dicono.
Tra le formule celebrative a buon mercato che rimbalzano da una testata all’altra ce n’è una particolarmente avara nell’attribuire i meriti a dovere: “auto straordinaria uscita dalla penna di Franco Scaglione”. Certo, è da lì si parte:
«Luraghi scelse uno dei bozzetti che aveva disegnato Scaglione e mi disse: ‘costruiamola”. Facemmo tutto all’Autodelta, a Settimo Milanese. Il telaio e il motore erano, a parte qualche modifica, gli stessi della 33 da corsa; la carrozzeria dei primi due esemplari, in alluminio, venne modellata nello stesso reparto dove si montavano i motori per le competizioni, con Scaglione che dirigeva i battilastra prestati da Zagato su come si doveva modellare il nuovo materiale [Carlo Chiti].
All’alfa Romeo si ritenne infatti…
…”che quel compito così impegnativo spettasse di diritto a Franco Scaglione, il designer che negli anni Cinquanta era assurto a fama internazionale per l’innovazione stilistica e il linguaggio anticonformistico che aveva conferito a decine di carrozzerie ricche di impareggiabile creatività… [Ruoteclassiche, AR 33 Stradale prototipo 1967, riportato in Massimo Grandi, Il paradigma Scaglione, p. 126]”
Ed ecco dunque che lo stilista toscano, con lettera all’Autodelta del 19 dicembre 1966, accetta l’incarico, non senza porre qualche condizione. Niente di strano intendiamoci, anzi: “…purché Voi mettiate a disposizione: locali e l’attrezzatura necessaria”.
Come sia andata veramente lo si può capire da un’altra lettera – al vetriolo questa, e ne aveva ben donde – indirizzata dallo stesso Scaglione alla direzione Alfa Romeo, con la quale si congeda definitivamente dalla casa, non senza descrive il suo calvario dal momento della stipula del contratto alla fine del progetto. (Locali e attrezzature necessarie? Sticazzi!).
“E’ assolutamente incomprensibile come la Vostra Direzione abbia potuto pensare di realizzare un lavoro delicato e impegnativo come la creazione di un prototipo in una officina che, come tutta attrezzatura poteva mettere a disposizione: un banco di lavoro con morsa in cattive condizioni, una saldatrice ad arco portatile, un carrello per saldatura autogena e l’unico saldatore (il Sig. Caffa) in forza all’Autodelta. In parecchie occasioni ore e ore erano perdute nell’attesa che il Sig. Caffa fosse libero per una saldatura! Non una piegatrice per lamiere, non una piegatubi, non una calandra, meno di quanto si potesse trovare in una piccola officina riparazioni! […] Dovetti assumermi tutti i ruoli possibili, sia in officina, riducendomi addirittura a lavori da operaio capo-squadra, sia per i contatti con i fornitori” [Da una lettera di Scaglione. I retroscena della genesi, Ruoteclassiche, Sett. 2016, p. 49].
Giuseppe Luraghi, Carlo Chiti, Giovanni Busso. Sono i nomi dietro alla saga delle 33. Di Scaglione viene ricordata la mirabile “penna”. In realtà, se oltre a mettere a disposizione il tratto delicato e l’estro creativo il buon Franco non si rimboccava le maniche e si faceva in 4 come testimoniato in questo sfogo, la 33 stradale sarebbe rimasta sulla carta. Altro che prototipo, altro che 18/50 costruite: all’Alfa avevano in mente la Montreal, che in confronto alla 33 era una carriuola inguidabile. Produssero la prima e accantonarono la seconda, isolando il principale fautore.
All’ora di spegnere le candeline, ricordiamo anche e soprattutto quel genio assoluto che fu Franco Scaglione.
Alfa Romeo ha scelto, nei decenni, progetti senza tempo per andare sulle loro auto dai migliori designer i cui tratti della penna creano un’arte magistrale. Scaglione è uno dei migliori artisti del suo campo. Cosa distingue lo Stradale dagli altri?
Grazie per una grande storia con intuizione.
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