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Primer over Old Paint: Alarm!!!

28 marzo 2021

In questo post vi racconto l’incredibile storia di una IN-COOL-8 colossale, che poteva essere evitata prestando attenzione a pochi indizi ricavabili dal testo dell’inserzione stessa, anzi ne bastava uno.

Dopo il Post della settimana scorsa, in cui si parlava di aste on-line, è il caso di soffermarci sulle molte insidie che possono nascondersi sotto una presentazione ben confezionata. E occhio, non solo nelle aste on-line! Perché se è vero che pochi – forse nessuno – tra coloro che leggono, ha mai comprato un auto d’epoca on-line, sta di fatto che certe trappole possono funzionare anche de visu, se l’interessato (leggi malcapitato) non ha gli strumenti – concettuali e tecnici – per valutare i rischi.

Eccoci alla protagonista: la Giulietta Spider Veloce AR 1495 F 04381 passo corto del 1958. Un bel progetto di restauro messo all’asta su BAT nel settembre 2018 e battuta a USD $60,000 – così come la vedete (il resto in scatole). Ed ecco come viene riproposta qualche mese dopo, ad aprile 2019, sulla stessa piattaforma, dallo stesso compratore (ora venditore) la stessa auto.

Ops, come mai di nuovo spellacchiata a metallo nudo? Non doveva essere – come da descrizione – un restauro tutto in discesa, verniciatura e rimontaggio?

Ecco, precisiamo: sopra abbiamo presentato la protagonista; in realtà la protagonista non è quella scocca già bella imprimata, è sotto ciò si vede in foto: sotto quella mano di primer e, ancora più giù, sotto circa mezzo quintale di stucco.

Applicato a profusione per nascondere lavoracci di “restauro” da fare accapponare la pelle: parti completamente rovinate che andavano sostituite, saldature fatte da chi non ha la più pallida idea di come si tiene un cannello in mano. Certo, ma non solo. Un uso così abbondante rivela la necessità di far quadrare scocca, porte e cofani in una macchina abbananata dopo un urto violento. E infatti, c’era anche questo. E ancora, sottoporta completamente marci, sempre nascosti sotto lo stucco.

Come mai è potuto succedere? Come mai nessuno (non dico il diretto interessato / turlupinato, magari preso dall’entusiasmo etc. etc.), nemmeno i tanti che sono intervenuti con commenti alla discussione in calce all’annuncio, fra cui alcuni esperti ben noti nella comunità AR virtuale, si è fatto venire lo straccio di un sospetto? Dopotutto, l’esemplare era già noto fin dal 2005 almeno.

Infatti, a settembre di quell’anno era stato messo in vendita per interposta persona dallo stesso personaggio, titolare di una ditta di restauro in California. Ed era andato invenduto. Chiunque avesse letto quel post, qualche campanellino d’allarme avrebbe dovuto sentirlo, fin dalle prime righe:

I do not own this car which is currently in my shop, but the owner has decided he wants to sell. I have until Oct. 25 to find a buyer or the car will be turned over to a very interested buyer who is apparently willing to spend silly money even in its present unrestored condition.

Fammi capire Biba… dunque un cliente ha portato un progetto di restauro nella tua officina; poi, chissà perché, tutto a un tratto decide che non la vuole più, mo invece la vuole vendere. E tu giustamente gli fai questo servizio, la metti in vendita, anche se – dici – ci sarebbe già uno very interessato, disposto a sganciare una cifra assurda (“silly money”) per l’auto nelle condizioni in cui si trova. Mah, francamente non capisco: perché non lo vendi direttamente a questo tizio e ti risparmi la bega di metterla in vendita?

Forse perché hai la palla di vetro? Perché vedi già farsi avanti un altro interessato, disposto a svenarsi più di quanto non lo sia il very interessato silly spendaccione? Pare proprio di sì, tanto che aggiungi:

[…] the car is in surprisingly good condition and to use the cliche, a prime candidate for restoration. Engine [sic](AR*14880137) which is also a ’58 and am sure original to the car, is an unknown at the moment but will be dismantled in the next several days.

Peccato che a rintuzzare le certezze del mago Do Nascimento californiano ci siano i documenti della Casa, dove un motore con quel seriale è ancora tutto da costruire. Ma facciamo che nonostante tutto ci fidiamo. Perché? Perché c’è una clausola rassicurante: “Car is to stay at Biba Restorations until completed.” Perfetto, siamo in una botte di ferro! Eppure, nessuna risposta al post; zero interessati. Possibile? Chiudono la pagina due laconiche aggiunte dello stesso Biba, che fornisce qualche foto, poi ritirate.

Ecco, voglio dire, non occorre essere un esperto in pragmatica della comunicazione per capire che qui c’è qualcosa che non torna. E se proprio non si è bravi con le parole allora al minimo dubbio si cerchino le foto. Certo, ritirate appunto, ma non sfuggite all’occhio vigile di Chris aka Alfadoc, che le allega all’iscrizione dell’esemplare nel database del suo Veloce Register.

Bello il riflesso delle nuvole sul cofano bagagliaio celeste dello spiderino. Eppure, qualcosa mi dice che quelle dolci ondulazioni più che un paesaggio dovrebbero evocare un presagio. Nello specifico, che anziché il cofano bagagliera nuovo di pacca ostentato truffaldinamente a corredo dell’annuncio del 2018, al posto suo potremmo trovarci, come di fatto è avvenuto, quello maciullato venuto fuori nel 2019, dopo la sabbiatura.

Naturale che non chiuda bene, che le fughe siano un pelo sballate. La foto è piccola ma eloquente, come lo è quella accanto: quello sportello sembra un po’ troppo spesso (fattened by Bondo) e, di nuovo, lì sotto c’entra un dito. Nessuna sorpresa: stesso discorso per le portiere (come per il cofano motore, di cui vi risparmio le foto).

Infine… tutta quella ruggine nel sottoscocca. Come mai, sempre nell’annuncio del 2018, in mezzo a quella ‘ricca documentazione fotografica’ che rasenta la pedanteria (ancora un motivo per dubitare), in cui viene ritratto fino all’ultimo bullone, brillano per la loro assenza proprio i sottoporta nuovi?

Insomma, potremmo andare avanti col lavoro di scavo, confrontando magari il testo della descrizione del venditore – che trovate ancora nel Veloce Register -, pieni di contradizioni (“Well here it is, the closest thing to a barn find I have encountered […] The original color was Sky Blue. Then someone one painted it black and then a “kind-of” Sky Blue again“.), con quello dei redattori della BAT (che ovviamente non hanno colpe); o ancora confrontare altre foto, scandagliare entrambe le discussioni, del 2018 e del 2019, sul sito in cui sono comparsi gli annunci.

Ma ho detto fin dall’inizio che bastava un solo indizio per accendere, più che un campanello d’allarme, la sirena della Nostromo che in Alien fa da sfondo al countdown fino all’autodestruzione. Ed è questa, messa nero su bianco dal venditore:

The body is quite solid including the rocker panels. The original paint – since it didn’t show signs of rust was used as a base. All I can say is the last work done on the car in 2012 had shown no signs of any bubbling. I’ve had it covered – inside – and pulled the cover off recently and it looks just like it did in 2012. What else can I say?

Ma come si fa! Oltretutto, del “lavoro” fatto nel 2012, e quindi della “vernice originale” su cui ha dato il primer, non v’è traccia. E poi, perché imprimare, se la vernice era bella? Anche questo insomma… nessuno si è posto la domanda?

Dunque la morale è la solita: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Per quanto blasonata sia la casa d’aste, per quanto specchiata la reputazione del venditore e accurata la presentazione, tutto ciò non basta: bisogna verificare, e se emerge il minimo dubbio, approfondire; e se non si hanno gli strumenti necessari, affidarsi al parere di un esperto che possieda entrambe queste competenze, di vendite on-line e di giulietta. Come detto, strumenti concettuali e tecnici. E dire che, quanto a questi ultimi, ahimè qui bastava una calamita!

Ma non è questo il punto. Ciò che mi interessava mettere qui in evidenza è anticipato in apertura e riguarda un doppio fallimento, su due aspetti dello stesso fenomeno, strettamente collegati l’uno all’altro: il fallimento della rete come deposito di evidenze utili (erano lì, da 15 anni); il fallimento di quello spirito di collaborazione – improntato a correttezza e solidarietà – della comunità di appassionati Alfa Romeo: nessuno ha detto “ma… però….”.

Qualcuno invece ha preso una sonora fregatura, acquistando un progetto marcio e caramellato di Giulietta Spider Veloce a $ 60k; pochi mesi dopo ha cercato di disfarsene, con grande onestà, senza nascondere nessuna della magagne sul piatto; ma gli offrirono al massimo $38k.

A sputtanarsi è non soltanto il venditore disonesto, ma anche l’esemplare: chi la vuole più una Giulietta con una storia simile?

E pensare che nel 2005, a $ 15k, pure nelle condizione disastrate in cui si trovava, era un affare!

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